M. Ella aura alla marea cui t’ama
Dune stille di fato lambii nell’amplesso
di sottil gemme di tempo avvento,
d’un quadro incorniciato con argento
fluì un adorno ricordo riflesso.
Fuoco amico d’un tempo eterno,
có rossi petali si vela a sé in un canto.
Fugace soffio, bacio scarlatto,
là nell’infinito libero volteggiare d’un inverno
ti librasti e d’un ellissi fui diletto
or che il velo dispiegato divenne.
Sull’iride t’infransi, dorico sovvenne.
E nel pensier t’affissi, Icaro d’intelletto.
Allor, se nell’astratto immaginario declinai,
ove giace muto l’ignoto
e léna l’imago del tempo e del moto,
con metodo aulico l’intellegibile illuminai.
Seppur mastro, colmo di desio,
la meta di caligine si cela
mentre l’etere di vita anela.
Nelle vie, ardente, ne parea amasio.
Alma di canto, illusoria aonia Lira,
aurea marea di realtà gioconda
sublimi nell’ermetica natura rubiconda
onde l’immensamente grande e piccolo s’ammira.
Multiforme luce che a sé l’umana sede
ove converge l’animo, ove diverge la mente,
in trascesi torrenti d’Atlante
dalle sponde vetuste che l’olmo l’esser erede.
Cangiate dal mondo interno ed esterno,
fra il frattal spirale dell’immaginario
d’un erma intuitiva percezione d’avorio
plenaria come il sensorial or non diurno.
E, dinanzi ai meri sensi c’avvinse
potei bramar meriggio nel profondo.
Preludio d’un fascio vagabondo
di ciò ch’ella è in sé.
Effluvio d’aspetti che s’avvide
fra zefiri aleggi d’idee diafane,
d’un indaco germoglio d’assone
erse un labirinto d’essenze fulgide.
Orba follia divina!
Che nel cammin sinfonico d’assoluto
deste infin speme al dissoluto.
Ellisse d’un cerchio in rovina.
Connubio del pensier e dell’animo,
fluttuazioni d’assonanza in risonanza.
Nota: Alla matematica, musa di armonia e conoscenza, che mi dona eterna e infinita meraviglia.